La dancehall è un genere musicale nato in Giamaica.
Il suo nome deriva dalle discoteche, sale da ballo, oppure ‘dance halls’ come si dice in Giamaica, luoghi dove le classi popolari andavano principalmente per svagarsi e dove questo tipo di musica ha cominciato a suonare.
Storia della Dancehall
La storia della dancehall inizia alla fine degli anni ’70 per l’appunto in Giamaica, con l’allontanamento della musica popolare dalle sue radici reggae verso un tipo di cultura più moderna, audace e diversa. Questa nuova tendenza fu chiamata dancehall e portò all’emergere di un nuovo fenomeno musicale che alla fine sarebbe diventato globale.
Dopo la morte di Bob Marley nel 1981, la musica iniziò a cambiare. I testi iniziarono ad acquisire un nuovo senso di identità. I temi della sessualità, della violenza e del ballo finiscono al centro dell’attenzione.
Le innovazioni tecnologiche intorno all’arte del DJ hanno anche consentito di produrre ritmi digitali più veloci. Con la creazione del ritmo Sleng Teng nel 1985, è stato possibile mescolare un ritmo digitale con voci diverse. Lo stile dancehall di “toast” (talk-over) è diventato facile da riprodurre e facile da fare. In questo modo la dancehall, come genere, si sviluppò e prosperò.
Molto influente per il suo sviluppo è l’ascesa del DJ Yellowman nei primi anni ’80, che ha segnato la transizione dal reggae convenzionale a questo stile decisamente più veloce che ha avuto luogo nei nightclub della Giamaica. Oltre ai testi esplicitamente politici delle canzoni dei primi anni ’80, Yellowman aggiunse testi di natura sessuale.
Negli anni ’80 e ’90, i ritmi generati dal computer hanno meccanizzato e accelerato la dancehall.
La musica dancehall è stata criticata da organizzazioni internazionali e da diverse personalità per i suoi testi violenti, sessisti e talvolta omofobi.
Nonostante il dominio maschile sia marcato, diverse donne negli ultimi anni hanno avuto un notevole successo, vedasi il caso di Shensea.