La musica in Giamaica risuona in ogni angolo dell’isola.
I generi più popolari sono: mento, ska, rocksteady, reggae, dub, dancehall, reggae fusion e altri stili correlati. La cultura musicale giamaicana è il risultato della fusione di elementi americani (rhythm and blues, rock and roll, soul), africani e delle vicine isole caraibiche come Trinidad e Tobago (calypso e soca).
Il reggae è particolarmente popolare grazie alla fama internazionale raggiunta da artisti come la leggenda Bob Marley, Peter Tosh, Inner Circle, Jimmy Cliff, Steel Pulse, Bunny Wailer, Black Uhuru, Lucky Dube, Eddy Grant, Lee ‘Scratch’ Perry, King Tubby, John Holt, Gregory Isaacs.
Dichiarato dall’Unesco un “patrimonio culturale immateriale” dell’umanità, il termine reggae è una derivazione di ragga, che a sua volta è l’abbreviazione di raggamuffin. Usato per designare i poveri in Giamaica, e anche per i rasta e movimenti culturali della baraccopoli, spesso tocca temi di natura sociale, politica o religiosa.
Il nome ‘dancehall’ deriva invece dalle discoteche, sale da ballo, oppure ‘dance halls’ come si dice in Giamaica, luoghi dove le classi popolari andavano principalmente per svagarsi e dove questo tipo di musica ha cominciato a suonare.
Negli anni ’80 e ’90, i ritmi generati dal computer hanno meccanizzato e accelerato la dancehall.
Sovente è stata criticata da organizzazioni internazionali e da diverse personalità per i suoi testi violenti, sessisti e talvolta omofobi.
“Dancehall è il figlio del reggae, però il padre de vari generi”, aveva detto Sean Paul, la star di questo filone musicale.
La musica nell’isola sta vivendo un processo di reinvenzione. Con un profondo carico di ortodossia, costringe gli esploratori di nuovi suoni a bilanciare tradizione e sperimentazione.